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Telefonica Telecom Italia fusione ufficiale: cosa cambierà
Offerte in anteprima per teLa fusione tra Telefonica e Telecom Italia é ormai ufficiale: Telecom il 23 settembre ha lanciato un aumento di capitale sottoscritto dall’azienda spagnola, che così conquista il 66% di Telco, la holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia. Cosa cambierà all’interno della compagine sociale? Dal punto di vista della governance, i diritti di voto, almeno in un primo momento rimarranno immutati, poichè occorre attendere le autorizzazioni regolamentari e antitrust da Brasile e Argentina, le quali non arriveranno prima del 2014. Si tratta quindi di un aumento di capitale di azioni momentaneamente prive di diritto di voto.
Fino ad allora quindi il peso dei soci italiani rimarrà immutato: fino all’anno prossimo rimarrà il diritto di nominare i primi due nomi in lista (presidente e amministratore delegato) e la metà dei candidati. Nel 2014, una volta ottenute le autorizzazioni Telefonica potrà procedere a comprare tutto il pacchetto dei soci italiani.
Vediamo come cambia la distribuzione della compagine sociale dopo questa prima operazione di aumento di capitale: dopo l’aumento, i soci italiani della holding – ossia Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo – hanno il 34% della holding (Generali si riduce al 19,32%, Intesa Sanpaolo e Mediobanca al 7,34%), mentre a Telefonica va il 66%, la maggioranza (sebbene per ora, come detto sopra, i poteri di voto rimarranno immutati, fino ad autorizzazione).
L’aumento di capitale ripagherà in parte del debito della holding (il debito é pari a un miliardo), inoltre, Telefonica acquisirà gran parte del prestito soci, addirittura il 70% di tali bond.
Quando la compagnia riceverà le autorizzazioni regolamentari e Antitrust, Telefonica potrà sottoscrivere un nuovo aumento di capitale da 117 milioni di euro che la porterà al 70% della holding. Una volta giunte le autorizzazioni inoltre, dal primo gennaio 2014 Telefonica potrà convertire le azioni prive di diritti di voto in azioni aventi diritto (fino a un massimo di diritti di voto del 64,9%).
Anche questa azienda italiana così, finisce in mano agli stranieri.